The Garden
- di Gaetano Palermo
- con Sara Bertolucci
- set design / drammaturgia dello spazio Antonino Leocata
- sound design / technical direction Luca Gallio
Tutto sarà com’è ora, solo un po’ diverso
The Garden è il giardino delle delizie ricercate, delle aspirazioni proibite, un paradiso artificiale tutto da fare. Secondo una parabola rabbinica assai amata da Walter Benjamin, nel regno messianico le cose sono come sulla terra, ma appena un po’ spostate. Conoscere il grado di questo spostamento, l’oscillazione minima che realizzerebbe il paradiso sulla terra, non ci è dato. La performance intende indagare la misura e il senso di questo spostamento attraverso una coreografia del gesto e delle posture su cui si innesta una partitura vocale scritta in collaborazione con Sara Bertolucci. Parte fondamentale della ricerca drammaturgica è infatti il Kulning, canto della tradizione svedese e nordeuropea praticato dalle donne non solo per richiamare gli animali e sfuggire alle belve selvatiche ma anche per comunicare alla natura i propri timori, desideri e amori. Questo canto viene ripreso come leitmotiv dell’intera ricerca, per la sua capacità di evocare il vuoto e la distanza, nonché la fragilità e la potenza della condizione umana nella sua solitudine e gettatezza. Il movimento quindi ma anche la voce diventano strumenti di indagine del sentimento umano dell’angoscia, della tensione costante tra mania e sfinimento, erotismo e noia, desiderio e deiezione.
Tutto sarà com’è ora, solo un po’ diverso
The Garden è il giardino delle delizie ricercate, delle aspirazioni proibite, un paradiso artificiale tutto da fare. Secondo una parabola rabbinica assai amata da Walter Benjamin, nel regno messianico le cose sono come sulla terra, ma appena un po’ spostate. Conoscere il grado di questo spostamento, l’oscillazione minima che realizzerebbe il paradiso sulla terra, non ci è dato. La performance intende indagare la misura e il senso di questo spostamento attraverso una coreografia del gesto e delle posture su cui si innesta una partitura vocale scritta in collaborazione con Sara Bertolucci. Parte fondamentale della ricerca drammaturgica è infatti il Kulning, canto della tradizione svedese e nordeuropea praticato dalle donne non solo per richiamare gli animali e sfuggire alle belve selvatiche ma anche per comunicare alla natura i propri timori, desideri e amori. Questo canto viene ripreso come leitmotiv dell’intera ricerca, per la sua capacità di evocare il vuoto e la distanza, nonché la fragilità e la potenza della condizione umana nella sua solitudine e gettatezza. Il movimento quindi ma anche la voce diventano strumenti di indagine del sentimento umano dell’angoscia, della tensione costante tra mania e sfinimento, erotismo e noia, desiderio e deiezione.